**Riforme: Parrini, ‘sì a premierato serio, no a trovate caserecce come ‘sindaco d’Italia”**

Roma, 24 gen. (Adnkronos) – Disponibili “a un confronto vero sì. A fare da sponda a imposizioni mascherate no”. Dario Parrini, senatore Pd che domani farà parte della delegazione all’incontro con il ministro Elisabetta Casellati, risponde così all’Adnkronos sull’atteggiamento dem rispetto al confronto sulle riforme.

Senatore Parrini, sembra raccogliere consensi, anche nel Terzo Polo, l’ipotesi del premierato. Sareste favorevoli all’elezione diretta del premier? “Sono favorevole a un premierato serio di tipo europeo. Sono contrario a trovate caserecce come il Sindaco d’Italia, slogan tanto bello quanto vuoto e superficiale. Prima di tutto cerchiamo di evitare il provincialismo. In quanti Paesi europei c’è l’elezione diretta del premier sul tipo di quella dei sindaci? In nessun Paese. In quanti Paesi europei premierato significa elezione diretta del premier? In nessun Paese.”.

E allora quale forma di premierato? “Il premierato è una forma di governo parlamentare basata su una posizione di forza del premier che nella maggior parte dei casi è stabilizzata da appositi meccanismi costituzionali come la sfiducia costruttiva, il potere del premier di nominare e revocare i ministri e di chiedere lo scioglimento delle Camere, l’elezione parlamentare del premier che risulta titolare unico del rapporto fiduciario col Parlamento. I Paesi europei che storicamente hanno avuto i governi più stabili sono Germania, Spagna e Svezia. È in queste nazioni che ci sono i modelli più solidi di premierato. Prendiamo esempio. Guardiamo a quei Paesi se vogliamo governi più stabili e di legislatura”.

“Poi -prosegue Parrini- c’è il Regno Unito, dove il premierato ha altre caratteristiche, in primo luogo il meccanismo della fiducia iniziale presunta e l’abbinamento con una legge maggioritaria uninominale al 100%. Ma il premierato inglese presuppone un bipartitismo sostanziale, che in Italia non c’è. E in ogni caso nemmeno nel Regno Unito nessuno ha mai sognato di fare l’elezione diretta del premier”.

“Tra l’altro -argomenta il senatore Pd- l’elezione diretta del premier, come la gran parte dei costituzionalisti e politologi ha ampiamente messo in evidenza, mortificherebbe il ruolo arbitrale e di garanzia del Capo dello Stato, gettando semi di conflitto tra i due poteri apicali del nostro ordinamento, e la centralità del Parlamento, perché l’elezione diretta del premier si porta dietro il fatto che l’unica sfiducia che il Parlamento può dare una ‘sfiducia suicida’, effetto classico della clausola simul stabunt simul cadent”.

“Il Quirinale super partes e in grado di agire da motore di riserva delle istituzioni è la cosa più funzionante della seconda parte della nostra Costituzione. Per noi questa è una cosa a cui non si può rinunciare”.

“Per questo diciamo un no secco al presidenzialismo: se l’arbitro supremo diventa giocatore a rimetterci a subire un danno sono gli equilibri democratici. Un conto è volere governi più stabili, cosa sacrosanta, altro è seguire scorciatoie plebiscitarie e realizzare concentrazioni eccessive di potere”, aggiunge Parrini.

“E poi diremo a Casellati che serve un intervento organico: bisogna che sul tavolo della discussione ci siano anche la riforma del nostro bicameralismo e la legge elettorale”.

Quale sarebbe lo strumento migliore per l’iter in Parlamento. Servirebbe una bicamerale? “Lo strumento migliore è decidere di fare percorsi seri e sapere in partenza che le riforme costituzionali si fanno con ampie intese, non a colpi di maggioranza. La prima proposta sul percorso non spetta all’opposizione”.

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