Danilo eccher

La cultura è tale se sa accendere problematicità, se propone nuove prospettive, se sa reagire al facile consenso e al luogo comune. Nell’ambito culturale, l’arte poi ricopre, per sua natura, un ruolo più appariscente, spettacolare e, proprio per ciò, più controverso. Da sempre, nei secoli, l’arte ha testimoniato la volontà di scuotere il pensiero attraverso la curiosità, la fantasia, la vivacità. Da sempre l’arte rappresenta il terreno di un dibattito fertile per la definizione dei nuovi orizzonti estetici e delle future frontiere del gusto. Nessuna meraviglia quindi se un’opera provoca reazioni contrastanti e accende il dibattito, non è certo la prima volta né, speriamo, l’ultima, gli esempi storici e contemporanei sono infiniti e coinvolgono tutte le epoche e tutti gli artisti. Ciò che però ha sempre cercato di insinuarsi in questo aperto e leale confronto è la strumentalizzazione politica e localistica del dibattito, fino alle più imbarazzanti e patetiche velleità censorie. Se l’arte contemporanea è da sempre il luogo della ricerca di ciò che sta accadendo e di cosa probabilmente accadrà nel futuro, l’arte e la cultura in genere non possono mai prestarsi ai piccoli e spesso squallidi interessi personali.Per quanto riguarda nello specifico l’opera dell’artista italo-australiano Adrian Tranquilli raffigurante Batman ed esposto sul campanile di Santa Sofia, si tratta di un lavoro che da anni l’artista svolge sul tema dell’iconografia popolare, ispirata alle figure eroiche dei cartoons che hanno accompagnato molte generazioni a partire dagli anni Trenta. I Supereroi rappresentano l’icona del Bene coinvolta quotidianamente nella lotta contro il Male, una lotta che impone Superpoteri per proteggere il mondo dalla perfidia e dalla cattiveria. Non deve quindi stupire se tale icona è accomunata all’immagine rasserenante e familiare del ‘campanile’. E’ l’attivazione di un cortocircuito linguistico sui volti del Bene, sulla necessità di volgere lo sguardo ovunque, non temere le apparenze; è un’immagine positiva di un linguaggio contemporaneo duro, deciso ma che ormai da quasi settant’anni fa parte dell’orizzonte visionario della nostra società. Un’opera d’arte si discute non si rimuove né si censura, mai.Danilo Eccher

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