De Lorenzo: ho letto le 111 pagine delle intercettazioni che mi riguardano. Raramente nella vita ho provato tanto disgusto e pietà insieme.

Sono 111 le pagine che interessano la mia posizione e molte di queste contengono, appunto, il contenuto delle intercettazioni. Raramente, nella vita, ho provato tanto disgusto e pietà insieme.
Disgusto, per aver avuto la prova che i miei accusatori siano stati capaci di arrivare a tanto; pietà, per la certezza, qualora ce ne sia bisogno, di quanto possa concepire l’animo umano. Un misto di ordini, minacce, prese in giro nei confronti della magistratura beneventana e giù di lì.
Il tutto condito da parole da trivio che poco si addicono a chi occupa ruoli istituzionali di prestigio. Ho lottato da solo ed ho dimostrato di saper vincere. La realtà inviterebbe al silenzio. Invece, no.
Si deve lottare al fine che quanti sono arrivati a tanto, sino a quando, qualora rinviati a giudizio, non paghino a dovere, non ritornino in modo disinvolto ad occupare, previo compensi da capogiro, lo stesso ruolo che hanno dimostrato di usare secondo i propri desideri.
Ed in più, sicuri di essere intoccabili, con disinvoltura, malgrado i tempi, preparavano a telefono l’annientamento di un professionista onesto. E’ vero che bisogna attendere, ed è naturale che sia così, i tre gradi di giudizio. E’, però, lo stesso vero che il contenuto delle intercettazioni è quello e rimane tale. Allora, sarà mio dovere, quale rappresentante delle istituzioni, eletto liberamente dal popolo, commentarle insieme. Solo al fine che altri, magari senza potersi difendere a sufficienza, come ho avuto la possibilità di fare io, si trovino, indifesi, a subire vicissitudini di una gravità inaudita. Vicissitudini che, a gran voce, gridano giustizia.

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