De Lorenzo scrive del neo direttore dell\’ASL BN1 Di Salvo: sbalordiva le studentesse non solo per il bisturbi incisivo, ma per la tua bellezza

Questa mattina, nel corso della mia quotidiana visita al cimitero, che per me rappresenta ormai una piacevole consuetudine prima di iniziare la giornata lavorativa, mi sono fermato dinanzi al sepolcro dei tuoi cari ed una miriade di ricordi, l’uno più piacevole dell’altro, è riemersa dall’ormai polveroso magazzino della memoria. Ho ricordato i tuoi nonni quando andavano fieri del tuo papà, il giudice Corrado Di Salvo, che fu, poi, ghermito dalla morte nel pieno vigore della maturità intellettuale, quando dinanzi a lui si schiudeva una carriera radiosa. Questi discorsi, io ero bambino, come, allora, lo eri tu, avvenivano in casa Delcogliano, famiglia di mia nonna materna. Oggi, delle persone di allora non c’è più nessuno e Raffaele Delcogliano, nostro coetaneo, come sai, fu trucidato proprio a Napoli. Pagò per essersi opposto al malaffare del tempo. Ti rivedo, Enrico, quando tu, assistente universitario, del prof. Zannini, se la memoria non mi tradisce, sbalordivi le studentesse non solo per il bisturbi incisivo, ma per la tua bellezza. Ricordo i volti trasognati delle giovani studentesse del tempo. Tu ritorni a Benevento. La vita è strana, davvero imprevedibile. Ho sempre sostenuto che i manager, il più delle volte, non abbiano alcuna competenza specifica del mondo sanitario e che, senza ulteriori indugi, dovrebbero essere sostituiti da gente competente. Con te, il mio asserito si è concretizzato. La tua presenza, qui da noi, è, quindi, garanzia di rinnovamento dopo anni bui. Finalmente, un medico di provata esperienza e consolidata professionalità. Ed in più, una persona da bene, appartenente ad una famiglia da bene. La strada che ti trovi dinanzi, caro Enrico, è tutta in salita, ma sono convinto che saprai affrontarla con l’esperienza e la tenacia che a te non mancano. Tu giungi da noi rompendo, d’improvviso, equilibri consolidati e radicati nel tempo. Ed era ora che ciò avvenisse. Puoi essere, tuttavia, fiducioso che avrai dalla tua parte la stragrande maggioranza dei medici e funzionari e, credimi, sono ancora tanti, che, pur se costretti al silenzio, mal sopportavano un radicato andazzo. Per chi crede in una sanità scevra da compromessi e da lottizzazioni politiche, schierandosi solo e sempre a difesa della quotidiana sofferenza umana, la tua nomina rappresenta, senza verun dubbio, un raggio di sole. La battaglia che io ho vinto nei confronti dei potenti della sanità locale è stata quella, fra le tante, che, più delle altre, mi ha infuso una fierezza senza eguali. Ho combattuto disarmato contro giganti invincibili pronto a subire colpi da quanti, nel loro arsenale, ne avevano tanti che io neanche immaginavo. Eppure, sono sceso in campo. Senza tentennamenti e forte di una sola certezza: quella di aver fatto sempre il mio dovere. Con la mani pulite. Di qui, tutta la mia forza. Sulla vittoria, una volta raggiunta, non mi son fato soverchie illusioni. Ma per quella vittoria, oggi, tu sei qui da noi. Ed è, per questo, che la tua presenza è il risultato della mia vittoria. Buon lavoro, Enrico!

 

                                                       Giuseppe De Lorenzo

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