Il naso delle manifestanti non è un trofeo. Mai più la Celere a Benevento

La preoccupazione nasce dall'episodio più grave: il pugno, a freddo e premeditato, sul naso di una giovane manifestante.

Questa non aveva atteggiamenti aggressivi: non impugnava una spranga, non aveva tra le mani una pietra o un qualsivoglia oggetto contundente. Non aveva una sciarpa che le nascondesse il viso.

Insomma manifestava atteggiamenti pacifici, normali e si limitava, come tutti i convenuti, solo a gridare degli slogan.

Molti hanno affermato che il pugno ha colpito il naso per caso.

Io non sono dello stesso avviso.

C'è modo e modo di gestire un piccolo gruppo che si limitava solo a gridare degli slogan. Duri, ma comunque solo parole.

Non concordo sulla casualità del gravissimo gesto se lo confrontiamo con quello, uguale e identico, avvenuto poche settimane or sono a Roma.

Centinaia di aderenti al Movimento per le occupazioni delle case si stava recando davanti al Comune per chiedere al sindaco Marino di essere ricevuti.

Furono bloccati dalla Celere. Anche in quel caso si trattava di pacifici cittadini: donne, bambini, giovani e anziani.

Senza alcuna plausibile necessità un celerino sferrò un pugno sul naso di una ragazza che sanguinante, in modo copioso, si accasciò sulla strada.

L'aggressione fu denunciata dal portale Contropiano.org, che ha pubblicato anche le foto.

Chiedo, quindi, alla pubblica opinione: alla luce di quanto evidenziato, questo assurdo e inaccettabile comportamento è stato posto in essere per caso?

E' plausibile che sia stata solo una stranissima e assurda coincidenza?

La stessa manifestazione dello stesso Movimento, in due luoghi diversi a distanza di poche settimane, che si possono, per la dinamica dei comportamenti di qualche celerino, sovrapporre. In modo tanto netto e impressionante da far legittimamente dedurre che, per alcuni celerini, rompere il naso a giovani donne che protestano, sia un vero e proprio ambito trofeo.

Bisogna investire l'Osservatorio sulla Repressione e chiedere di avviare una ricerca su tutto il territorio nazionale per verificare quanto sia diffuso questo modus operandi.

Una forma di intimidazione che mi preoccupa.

Stiamo organizzando una forte mobilitazione dei lavoratori dei Consorzi che sono grandemente adirati per i gravissimi danni economici subiti.

Le donne che lavoravano nei Consorzi sono un gran numero. Ci mancherebbe che, oltre ai gravissimi danni economici, dovessero pure sopportare danni fisici permanenti.

Sia chiaro, il naso delle lavoratrici non si tocca. La Celere resti a Napoli.

Gravissimi danni economici che vado ad illustrare.

La disperazione di un centinaio di famiglie, dal 27 luglio 2010 senza stipendio, è il prodotto di un degrado morale, di amministratori senza scrupoli, che giorno dopo giorno diventa sempre più inaccettabile.

La Giudice del Lavoro Anna Carla Catalano, il 2 settembre del 2011, “ INGIUNGE di pagare immediatamente in favore della parte ricorrente la somma di euro 17.120,08 etc”.

La Giudice del Lavoro Claudia Chiariotti, l'11 dicembre 2012, “ ingiunge di pagare immediatamente e senza dilazione in favore del ricorrente la somma complessiva di €25.516,06 a titolo di retribuzioni dal luglio 2011 al settembre 2012 etc “.

Queste due sentenze, definitive, stabiliscono che al sottoscritto ricorrente viene riconosciuto il pagamento: “ immediato e senza dilazioni, degli stipendi arretrati per una cifra pari a €42.636,14. “

Ciò fino agli inizi di settembre del 2012, perché dal 12 il sottoscritto è stato utilizzato per espletare un progetto regionale di mesi 4, terminato il 12 gennaio 2013, per l'implementazione della raccolta differenziata presso l'Asia di Benevento.

Dal 12 gennaio, fino ad oggi, al sottoscritto spettano, utilizzando l'importo mensile calcolato dalle Giudici del Lavoro, altri 19.063,72 euro. Che sommati ai precedenti 42.636,14 fanno lievitare il totale a 61.699,86 euro.

E' per chiedere di incassare questa ragguardevole cifra, in tempi normali, figuriamoci in una crisi senza fine come l'attuale, che sono salito, insieme ad altri due lavoratori, sul ponteggio che circonda l'Arco di Traiano.

Lo stesso giorno abbiamo chiesto di essere ricevuti in prefettura per illustrare le nostre richieste. Ciò, incomprensibilmente, ci è stato negato.

Se a questa già ragguardevole cifra aggiungiamo il Tfr ( che non è stato accantonato, anno dopo anno, come prevede il contratto nazionale di categoria ), che in tredici anni è pari a 19.063,72, la perdita totale subita dal sottoscritto e pari a €80.763,58.

Un danno enorme, da far uscire fuori di senno. Ciò è comprensibile a tutti.

Per la metà di questa somma, un giovane imprenditore ha ucciso.

Insieme ad altri lavoratori prossimamente mi recherò davanti alla prefettura con la speranza di essere ricevuti.

Per chiederle di far rispettare le sentenze dei Giudici del Lavoro e far sbloccare queste ingenti somme.

Tutte le famiglie hanno diritto di festeggiare e non creare gravi problemi all'ordine pubblico, proprio nelle feste natalizie.

Il non rispetto di queste sentenze rappresenta un comportamento che mina, in modo eversivo, le fondamenta stesse dello Stato di Diritto che si basa proprio sulla certezza e sulla eseguibilità delle sentenze.

Altrimenti ne deriva un pericoloso imbarbarimento, che porta ad alimentare la violenza nei rapporti sociali, con gli effetti collaterali che ognuno sarà portato a farsi giustizia da sé.

Piero Mancini, ex dipendente del Consorzio Bn3.
 

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