Tra Sannio e Lega c’è Paragone senior: candidato sindaco per la lista «Paese mio»

E questa circostanza gli tornerà utile durante la campagna elettorale che ha appena iniziato con un obiettivo antico: diventare sindaco della sua città d’origine, San Giorgio La Molara, paesino del Sannio di poco più di 3 mila anime. In realtà, il rapporto con la «sua» Campania non l’ha mai troncato. Nel Sannio ha trascorso le vacanze estive anche suo figlio. Ieri, mercoledì, da San Giorgio, dove d’ora in avanti si vedrà sempre più spesso, si è spinto a Napoli per accompagnare la moglie Liliana, d’origine siciliana, al treno per Varese, la città dove si stabilito dopo un lungo peregrinare per le vie della Padania, da Torino a Milano con frequenti puntate in giro per il mondo. Paragone senior ha nel suo curriculum anche altri argomenti pesanti che ne certificano incontrovertibilmente la «meridionalità». Per esempio, la passione per la canzone napoletana coltivata fin da ragazzino quando dal suo paesello si trasferì nel capoluogo partenopeo per studiare la storia e l’evoluzione di una tradizione musicale antica e feconda.

Paragone, inutile girarci intorno: la sua è una candidatura leghista camuffata?
«Ma no. La lista civica che guiderò si chiamerà "Paese mio", una citazione della canzone "Che sarà" di José Feliciano. Ricordate? Paese mio che sei sulla collina…».

Insomma, ha simpatie leghiste?
«Guardi, io il fazzoletto verde non lo porto. Se qualche volta però vorrò metterlo non credo che qualcuno griderà allo scandalo. Non sono leghista, ma della Lega non ho una visione negativa. Certe posizioni, come la preoccupazione per l’immigrazione clandestina in conseguenza dell’azione militare contro la Libia, mi sembrano del tutto condivisibili».

Verrà qualche big delle politica nazionale a sostenerla durante la campagna elettorale?
«Preferisco di no. Magari chiederò il loro appoggio una volta eletto. Un appoggio, chiariamolo subito, nel rispetto delle regole giuridiche e morali».

Si sente più meridionale o settentrionale?
«Diciamo che nel cuore mi sento un uomo del Sud, ma nel modo di rapportarmi al lavoro sono del Nord. Vorrei trasferire questa mentalità anche ai cittadini del mio paese».

Come ha trovato Napoli?
«Mi dispiace vederla così. La città in cui ho studiato era un’altra Napoli. Continuo ad amarla, anche se con tanti però. Non è bello vedere tanta gente sfaccendata sotto Palazzo San Giacomo. A Milano sotto al Municipio si vedono solo due vigili. Ma sa cosa mi dispiace di più?».

Lo dica lei.
«Di non aver sentito gridi di dolore. Di fronte all’emergenza rifiuti mi chiedo dove sia la classe dirigente. Dovrebbe scendere in piazza, non lasciare che in strada manifesti solo la parte peggiore della città».

Ha visto il film "Benvenuti al Sud"?
«No, purtroppo ancora no».

E ha letto "Terroni" di Pino Aprile?
«Alcuni capitoli».

Nel suo nuovo saggio "Terronismo" Marco Demarco mette in guardia sia dall’orgoglio sudista che dal pregiudizio nordista. Condivide?
«Credo che sia giusto non essere di parte, né in un senso né nell’altro. Non ci si può chiudere, arroccare. In questo senso sono d’accordo».

Tornando alla sua avventura politica, qual è l’ambizione che la muove?
«Di poter invitare a San Giorgio i miei amici di Varese per dimostrare che anche al Sud è possibile fare le cose per bene»

 

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