I lavoratori degli ex Consorzi hanno occupato la terrazza del Centro provinciale per l\’impiego.

Egregio Procuratore, ancora una volta siamo stati costretti ad occupare la terrazza di un pubblico edificio per lanciare, alto e forte, un grido per una situazione non più sopportabile. Che imprigiona le nostre esistenze e quelle dei nostri famigliari. Da ben trentotto mesi, insieme ad un centinaio di altri lavoratori, siamo stati sospesi dal lavoro e non percepiamo alcun reddito. Una condizione inaccettabile in uno Stato civile e democratico, la cui Costituzione garantisce dignità economica e umana ad ognuno. Ci rivolgiamo a Lei per ottenere, finalmente, giustizia. Per riportare la pace. La nostra vertenza è anomala da molti punti di vista. Noi non eravamo dipendenti di azienda che produce manufatti e che non ha più commesse. Incredibilmente siamo stati allontanati dalle attività che svolgevamo, con contratto a tempo indeterminato Federambiente, per essere sostituiti da altri lavoratori che, in molti casi, non percepiscono nemmeno la metà dello stipendio garantito da questo contratto. Una vertenza assurda, che non doveva nascere. Tanto che a questa sono interessati solo i tre Consorzi che operavano nella nostra provincia e nessuno degli altri quindici operanti nel resto della regione. Non è nostra intenzione ripercorrere tutta la vertenza. Essa è talmente lunga e ingarbugliata che sarebbe per noi molto complicato esporla in modo comprensibile. Noi siamo semplici lavoratori che sono costretti a scontrarsi con potentati di ogni sorta. Uno scontro asimmetrico che, naturalmente, ci vede soccombenti. Siamo costretti a vivere in una provincia in cui i rapporti tra amministratori e popolo non sono aperti e moderni. Come hanno più volte messo in evidenza i suoi collaboratori, dopo gli arresti di alcuni sindaci, i rapporti spesso sono più simili a quelli medioevali tra dominus e servi. Alcuni esercitano il potere amministrativo, che dovrebbe essere pro tempore e al servizio delle comunità, con cultura e metodi padronali. Tali da considerare gli amministrati sudditi senza diritti. I sindaci, purtroppo, non sono stati i soli a non riconoscere i nostri diritti. Abbiamo occupato il Centro per l'impiego della Provincia in quanto struttura burocratica periferica dell'Ormel. Noi riteniamo di aver diritto alla Cig in deroga per gli anni 2011 e 2012. Per questo chiediamo all'Ormel di inserire all'ordine del giorno, della prossima riunione, la nostra richiesta. Che si prenda una motivata e definitiva decisione! Anche negativa, ma si metta fine al nostro non più sopportabile stato di attesa, speranza e prostrazione. Umilmente chiediamo un suo intervento, che riteniamo sempre più necessario, per evitare che l'esasperazione, cattiva consigliera, non porti ad atti irreparabili. In un Paese civile non bisogna mai nemmeno lontanamente pensare di farsi giustizia da soli. Purtroppo, però, quando l'esasperazione diventa parossistica i freni inibitori vengono meno e le tragedie, dovute ad atti inconsulti, si compiono. Lo stato di prostrazione è tale che un nostro collega ha tentato il suicidio, un altro è in cura presso una clinica psichiatrica e altri sono in cura con antidepressivi. Molti sono costretti a rivolgersi alla Caritas per garantire ai propri famigliari i bisogni più immediati. Una tragedia senza fine! Per questo siamo molto preoccupati e temiamo qualche grave gesto. Le chiediamo di convocare, come persona a conoscenza dei fatti, il commissario liquidatore del Consorzio Bn1, Carmine Cossiga, che, parlando la sua stessa lingua tecnico-giuridica, potrà farle comprendere, in tutte le sue pieghe, una vertenza in cui il non rispetto della legge è stato rilevante. Le chiediamo, anche, di acquisire tutto il carteggio del commissario Cossiga e di convocare l'ex commissaria liquidatrice del Consorzio Bn2, Emilia Tarantino, e la commissaria del Consorzio Bn3, Santa Brancati. Ci rendiamo conto del nostro anomalo agire. Dettato non dall'arroganza e dalla presunzione. E' la disperazione, per una situazione tanto grave da farci rasentare la follia, che ci spinge. Dopo tre anni senza risorse economiche speriamo di essere compresi almeno da chi, con serenità e equilibrio, è tenuto a vigilare sul rispetto delle leggi dello Stato. Mai avremmo immaginato di arrivare a tanto. Questo è il nostro ultimo tentativo per sbloccare una situazione umanamente non più sopportabile. Scusandoci per l'imbarazzante situazione creata che, siamo coscienti, potrebbe ingenerare forte disappunto, ma sperando che sia fatta giustizia, la salutiamo. I lavoratori che occupano la terrazza del Centro provinciale per l'impiego.

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