Comunità Montane \”Inutili e costose vanno soppresse\”

Il motivo? Tagliare enti inutili per ridurre i costi. In Campania le Comunità montane sono venti. Erano ventisette sino a settembre di due anni fa quando in consiglio regionale fu approvata la riforma che oltre a tagliare gli enti riduceva il numero dei comuni (furono eliminati quelli costieri) e quello dei consiglieri e degli assessori. Tuttavia la riforma non ha prodotto gli effetti sperati perchè i costi restano forti. I più alti riguardano il personale. Le Comunità contano circa 700 dipendenti ai quali vanno aggiunti i 4.000 forestali in delega dalla Regione, dei quali 3.800 sono stabilizzati. Per il pagamento dei dipendenti propri la copertura è assicurata dai trasferimenti erariali dello Stato che ad oggi però sono bloccati. Negli ultimi due anni la Regione è andata in soccorso delle Comunità montane (costrette a collocare in esubero 223 unità) stanziando un milione e 800mila euro per il 2009 e un milione 600mila per il 2010. Per i forestali la giunta Bassolino stanziò 111 milioni. Ad oggi ne risultano liberati solo 35. Nei giorni scorsi gli assessori al Bilancio Giancane, agli Enti locali Sommese e all’Agricoltura Amendolara hanno incontrato i presidenti delle Comunità e i sindacati. Si è deciso, per coprire i 111 milioni, di recuperare 20 milioni attraverso progetti finanziabili con i fondi europei e di reperire la restante parte tra le «pieghe» del bilancio. Nel frattempo, centinaia di forestali non ricevono lo stipendio da due-tre mesi e per affrontare in maniera organica il problema della forestazione è stato istituito un tavolo permanente formato dai tre assessori, dall’Unione delle comunità montane, dalle Province e dai sindacati. La proposta di Fortunato e Marino è un sasso nello stagno. «Dall’analisi dei bilanci – sostengono – emerge che circa la metà dei fondi è destinata alle spese di funzionamento e solo una minima parte è ridistribuita ai cittadini sotto forma di servizi». Insomma, le Comunità montane costerebbero troppo rispetto a quanto offrono. Da qui la proposta di abolirle. Ma Sommese frena. Più che sopprimere le Comunità montane, l’idea è di riordinare il sistema delle autonomie attraverso il decentramento delle funzioni. L’assessore ne ha parlato ieri in audizione in commissione Affari generali. «Sarà un decentramento spinto – spiega – per responsabilizzare gli enti più vicini ai cittadini, in primis i Comuni, e lasciare alla Regione i soli compiti di programmazione, pianificazione e controllo. Eviterei fughe in avanti e credo che sulle Comunità montane occorra una riflessione più ampia». Il Pd sul decentramento ha già presentato una proposta di legge. «La Regione – dice l’ex vicegovernatore Antonio Valiante – deve attuare il pieno decentramento delle funzioni ai Comuni e alle Unioni dei Comuni e provvedere alla istituzione del Consiglio delle autonomie. Detto questo, la legge di riordino già sostituisce le Comunità montane con le Unioni dei comuni. Invece di baloccarsi intorno a un problema già risolto la giunta pensasse a reperire le risorse che il governo ha bloccato». Sul riordino si è soffermato anche il consigliere dell’Udc, Pietro Foglia, con particolare riferimento alle Comunità Montane. «La Regione – sostiene – deve definire con chiarezza le loro funzioni anche per consentire ai dipendenti di questi enti la precisa definizione delle loro competenze».

IL MATTINO del 24 Settembre 2010

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