Fausto Pepe: \”La TARSU cala del 15%, subito partirà il Piano Casa\”

«Una grande soddisfazione, non c’è dubbio, anche perché l’azione dello scioglimento anticipato del consiglio non è stato un atto politicamente corretto. Si potevano fare cose diverse, la mozione di sfiducia sì, ma non le dimissioni dal notaio. Al di là di questo, provo immensa soddisfazione perché sono ritornato vincitore dopo una bellissima e dura campagna elettorale, ma soprattutto la gioia deriva dalla constatazione di aver distanziato il candidato sindaco più prossimo di oltre 20 punti percentuali, il che mi sembra un dato di assoluto rilievo e profondamente significativo». Il suo consenso è risultato alquanto diffuso, spalmato in tutte le aree della città. Quale significato? «Vuol dire che abbiamo operato bene nel corso dei cinque anni, abbiamo lavorato bene su alcuni punti qualificanti per la città, che è sicuramente più pulita, c’è un’accoglienza del verde di natura diversa, i cittadini hanno compreso la notevole attività prodotta ed hanno capito il programma posto in essere e quello che proponevamo. Dopodiché, c’è un significato anche di altro tipo, quello politico: i cittadini hanno capito che questa coalizione era non solo di centrosinistra, che poteva voler dir poco, ma che aveva operato bene e che era stata coerente rispetto al mandato ricevuto. Gli altri, probabilmente, hanno dimostrato troppe spaccature e troppe incoerenze». Già alle Regionali, Benevento era andata in controtendenza, accordando al candidato presidente del centrosinistra un consenso oltre il 50%. «Esattamente. Già alle Regionali, il centrosinistra aveva riportato un dato importante, che aveva consentito di eleggere un consigliere regionale del Pd, nonché aveva consentito a De Luca di prevalere in città rispetto a Caldoro, il che vuol dire che già in quell’occasione i cittadini avevano espresso una sorta di gradimento per l’attività posta in essere dall’amministrazione comunale. Ma ora era diverso, eravamo in campo noi direttamente, il sindaco, gli assessori, i consiglieri di maggioranza, evidentemente c’è stato un voto ancora più convinto, poiché vincere al primo turno con 15 liste contro, 3 candidati sindaci contro di cui uno espressione di una parte di centrosinistra, o almeno questo avrebbe voluto essere, oltre a Mastella che a Benevento ha sempre avuto il suo rilievo, Viespoli che ne è stato sindaco per otto anni,l’Udc di De Mita declinato sul piano locale da Santamaria, significa aver ottenuto un’affermazione notevolissima. Sinceramente, era molto più accreditata una vittoria al ballottaggio piuttosto che al primo turno, ma questa è stata la forza della nostra coerenza, delle nostre idee e dei risultati che abbiamo messo in campo». Al successo al primo turno forse lei era uno dei pochissimi a crederci. Nel corso della manifestazione con Vendola, lei, destando sorpresa tra gli stessi esponenti del Pd, che auspicavano un sostegno del Pdl in un eventuale secondo turno, attaccò Tibaldi ricordando che si era fatto presentare da Cosentino. «È stata, a mio avviso, una campagna elettorale condotta bene, anche dal punto di vista comunicativo e da quello strategico. Non abbiamo sbagliato un appuntamento, ad iniziare da piazza Roma dove c’è stato il cuore di Benevento. La città lì mi ha fatto capire che potevamo giocarcela per vincere in prima battuta. Per concludere, poi, a S. Modesto, anche lì abbiamo avvertito il cuore pulsante della città ed una speranza fortissima». Di fronte a lei un centrodestra spaccato. Questo è andato a suo vantaggio? «Io ho voluto rimarcare che il centrodestra si era diviso, al punto tale che da un lato si proponeva un candidato sindaco dell’ultimo minuto, perché prima era stato proposto Capezzone a rappresentare sul serio l’anima del centrodestra, in quanto Raffaele Tibaldi, è risaputo, anche alle elezioni del 2006 era candidato altrove, nell’Udeur, quindi nel centrosinistra. L’altra aggregazione addirittura proponeva Nardone, di cui tutto si può dire fuorché che provenga dal centrodestra. Il Pdl, quindi, nel suo complesso aveva fatto una scelta impossibile, di non essere rappresentato da un’anima di centrodestra, il che mi è apparso subito assurdo tant’è che oggi ne pagano le conseguenze. All’interno del nuovo consiglio comunale, di fatto, l’anima di destra, che ha caratterizzato quella parte politica negli ultimi diciotto anni, non è più rappresentata. Al di là di questo, devo dire che c’è stata una buona strategia anche da parte della coordinatrice De Girolamo che aveva deciso di tagliare i ponti con gli altri. O forse reciprocamente lo avevano deciso, comunque la De Girolamo ha avuto ragione perché anche Nardone non ha apportato il valore aggiunto necessario a far vincere il centrodestra». Lo scorso anno, Viespoli, Mastella e Santamaria erano assieme nella coalizione Caldoro. Forse l’anomalìa poteva essere Nardone, che proviene dalla Sinistra? «Beh, io tento di non fare questa analisi perché se andiamo indietro nel tempo troveremo un po’ di questi personaggi dall’una o dall’altra parte. Mi limito ad evidenziare che c’è stata sicuramente un’anomalìa nel Pit, che non era solo nell’aver tolto di mezzo una classe dirigente di centrodestra poiché non poteva essere certamente Nardone a rappresentare tale area. Dopodiché, c’è stata un’anomalìa in fatto di coerenza, troppe le diversificazioni in passato anche sul piano personale perché i beneventani dimenticassero quelle divergenze eccessivamente aspre». Riavvolgiamo, come suol dirsi, il nastro della memoria: cosa pensato quando una parte del suo stesso partito, il Pd, ha messo in discussione la sua ricandidatura? «Ho pensato che il Pd avesse bisogno di un approfondimento. Quando affronto le criticità, non mi pongo mai con la convinzione di avere ragione io e torto gli altri, affronto la questione pensando che probabilmente avrò determinato qualche problema nel percorso per cui con grande spirito critico ho cercato di riconquistare la fiducia del Partito democratico, mi pare che l’operazione, anche dal punto di vista elettorale, sia riuscita appieno». Lealtà per Benevento andrà a comporre un unico gruppo nel Pd? «Si tratta di un’unica area democratica, penso che confluiranno in un’unica formazione. Anche se riunioni al riguardo non si sono avute». In fase preelettorale c’era chi escludeva i lealisti dal riparto, ossia non avrebbero ottenuto assessori. Oggi, quella lista con il 15% risulta la formazione più vincente di altre. Pensa che le saranno riconosciuti assessori? «Credo proprio di sì, né credo che qualcuno possa riproporre quella tesi dopo le dimensioni del successo conseguito da Lealtà per Benevento». Veniamo al programma immediato: lei aveva annunciato che nei primi 100 giorni ci sarebbe stata l’approvazione del Puc e l’intervento di edilizia sociale detto ”Manifestazioni di interesse”. Conferma? «Senza alcun dubbio. Confermo sia l’approvazione del Puc che quella dell’housing sociale, ma c’è un’altra novità: dobbiamo lavorare molto al discorso del riconoscimento Unesco perché cade proprio in questi mesi, il che ci induce a lavorare con il solito grande impegno per conseguire questo straordinario risultato per la città». Chiudiamo con una questione che forse interessa più direttamente ogni famiglia: nell’ultima riunione di giunta, approvaste una delibera per ridurre la Tarsu. L’opposizione ha evidenziato che, non essendo stato licenziato il bilancio di previsione, quell’atto non ha valenza giuridica. Insomma, la tassa cala o no? «E come se cala. E non c’è neppure bisogno di rifare la delibera, occorre solo tenerne conto nel bilancio, ma la giunta già si è espressa: sarà ridotta del 15% tornando ai livelli della tassa 2008».

IL MATTINO

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